Dietro a uno degli strumenti più comuni dell’informatica moderna si nasconde una storia lunga oltre 150 anni. La tastiera del computer, così come la conosciamo, affonda le sue radici nella macchina da scrivere del XIX secolo. Il suo layout più famoso, il QWERTY, venne ideato da Christopher Latham Sholes per risolvere un problema meccanico: evitare che le aste delle lettere si incastrassero durante la digitazione veloce. La disposizione non seguiva l’ordine alfabetico, ma separava le lettere usate più frequentemente insieme. Fu un’intuizione tecnica che, nel 1873, venne adottata dal produttore Remington, segnando l’inizio di un lungo percorso evolutivo.
Con il passaggio dall’analogico al digitale, la tastiera si è adattata alle nuove esigenze senza perdere la sua struttura originaria. Il grande salto avvenne negli anni ’80, quando IBM lanciò la celebre Model M, introducendo un design ergonomico, tasti funzione e una risposta tattile che ancora oggi è apprezzata dagli appassionati. I tasti da F1 a F12, inizialmente pensati per operazioni specifiche in ambito aziendale, sono diventati strumenti versatili in ogni software, dai videogiochi alla programmazione.
Oggi la tastiera è tutt’altro che un semplice accessorio. Ne esistono varianti per ogni lingua, layout alternativi come AZERTY e QWERTZ, versioni compatte, retroilluminate e personalizzabili. Nonostante l’evoluzione tecnologica e l’arrivo del touchscreen, il legame tra l’uomo e la tastiera resta saldo, testimoniando come una soluzione nata per un problema meccanico si sia trasformata in un’interfaccia universale della comunicazione digitale.